Da poco si è concluso il vertice della FAO a Roma, un incontro che non è riuscito a fornire le risposte necessarie a fronteggiare il problema della carenza di cibo nel mondo. Quest’anno ha registrato una notevole crescita dei prezzi dei prodotti alimentari. La scarsità di cereali e materie prime di base, anche a causa del costante incremento della produzione dei biocarburanti, ha di fatto destabilizzato il delicato mercato internazionale.
Paesi con una grande richiesta di materie prime, stanno studiando politiche per arginare il problema, anche se ancora una volta la responsabilità sembra essere quella della speculazione e la gestione dei prezzi. India, Cina e Paesi in forte sviluppo, hanno spostato l’ago della bilancia della richiesta, creando un problema relativo agli approvvigionamenti da parte del ricco Occidente. Per una volta gli Stati ricchi si vedono a pagar caro il prezzo di questa crisi, essendo esclusi spesso dai grandi Paesi produttori di riso, grano e sementi. Alcuni esponenti del governo cinese, hanno iniziato politiche di salvaguardia della produzione nazionale, inserendo dazi e riducendo le esportazioni di riso e grano. La Cina è fra i maggiori produttori e sta iniziando la colonizzazione di aree adatte alla coltivazione, negli Stati africani e Sud americani. Lo stesso approccio sembra essere seguito da India e Corea del Sud, una soluzione che tuttavia sembra essere poco efficace rispetto al fabbisogno mondiale.
La stessa Cina e India vedono un fabbisogno nazionale di materie prime alimentari, nettamente superiore alla maggior parte dei Paesi nel mondo. I volumi di tale produzione raggiungono quasi la metà della richiesta globale. Lo stato cinese, maggior produttore di grano al mondo, si vede a dover importare il grano per coprire i fabbisogni locali, affamando di fatto i Paesi che non possono produrre tale ricchezza. Nel 2007 la Cina ha prodotto 501.5 milioni di tonnellate di grano contro un fabbisogno nazionale di 510 milioni di tonnellate. Questo ovviamente lascia poco spazio alle esportazioni, creando quello che oggi risulta essere il problema principale per l’intera economia mondiale. La corsa al grano sta rimpiazzando la soia ed il riso, modificando la tradizione alimentare cinese.
Il futuro vedrà politiche sempre più restrittive, i Paesi produttori saranno gli artefici dei cambiamenti economici globali, ai danni di chi non può sostenere la produzione di materie prime. Oltre a questo problema, nessuna organizzazione mondiale riesce a fornire risposte soddisfacenti alla crisi alimentare, gli Stati continuano a soffrire problemi legati alla fame, anche l’Occidente sembra risentire di questa tendenza. A meno di misure strutturali concrete, nei prossimi mesi ci sarà un forte aumento legato ai prezzi delle materie prime, la situazione mondiale subirà una nuova destabilizzazione. Aumenteranno proteste e sommosse popolari, per lasciar spazio a politiche restrittive, a drastiche riduzioni delle libertà individuali.
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